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Il dolore rappresentato nella ‘prima’ della rassegna Epicicli

Storia di un uomo detenuto ingiustamente per 22 anni

Gela – Il dolore, l’incredulità, la vita perduta, il pianto: Salvatore Arena ha trascinato il pubblico del teatro Antidoto in un turbinio di sentimenti nella rappresentazione di “Come un granello di sabbia”, il lavoro che ha aperto in maniera trionfante la quinta stagione della rassegna teatrale Epicicli. Il lavoro di Salvatore Arena e Massimo Barilla, prodotto dalla compagnia Mana Chuma ha portato sulla scena la vita di Giuseppe Gulotta: 22 anni di carcere per un errore giudiziario. I sentimenti di disperazione, la voglia di vivere smorzata dalle sentenze di colpevolezza che gli hanno tagliato le gambe ad ogni spiraglio di vita fuori dal carcere.  Lo spettacolo, che ha vinto il premio Critica teatrale 2019, è tratto da una storia vera, un caso di mala giustizia: nel 1976 due carabinieri vennero uccisi ad Alcamo Marina e di quel duplice omicidio furono accusati e successivamente condannati quattro giovanissimi, che però erano innocenti. Torturati dai carabinieri, furono costretti a confessare un crimine che non avevano commesso.Uno di loro, Giuseppe Gulotta, è rimasto in carcere 22 anni da innocente e ha ricevuto un risarcimento di 6 milioni e 600 mila euro dallo Stato. “Preferirei non avere un euro – ha detto Gulotta – ma 22 anni della vita non me li può restituire nessuno, men che meno il denaro”. La sua drammatica storia è diventata  un’opera teatrale. Salvatore Arena lo ha portato in scena con piglio di attore magistrale coinvolgendo il pubblico che, rapito, ha assistito ad un lungo monologo variegato. Arena ha impersonato tutti i personaggi della storia di Giuseppe: lui stesso, la sua famiglia, i giudici, la moglie, i carabinieri, i suoi aguzzini. La storia di Giuseppe è stata l’occasione per riflettere sull’errore giudiziario, in Italia e nel mondo. A fine spettacolo sul palco una delegazione degli ordini professionali del Foro di Gela con tre legali: Giuseppe D’Aleo, Joseph Donegani e Tonino Gagliano hanno sviscerato, con leggi alla mano, i pericoli in cui può incorrere un giudice con le implicazioni enormi per la vita di un essere umano e per la famiglia che viene sconvolta nel modo peggiore in cui possa subire uno sconvolgimento che dura decenni.

“Non esistono innocenti ma solo colpevoli che l’hanno fatta franca” . Ha riportato questa affermazione forte, l’avv Donegani citando il magistrato Pier Camillo Davigo. “L nostra Costituzione si fonda sul principio di non colpevolezza – dice Donegani – questa affermazione ribalta completamente il principio fondante. Per fortuna è solo un’affermazione”.

La direzione artistica del progetto culturale è curata da Giancarlo Bella e Cinzia Maccagnano, con il sostegno della rete Latitudini e il patrocinio del Comune di Gela e la moderazione di Domenico Morselli

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