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Il direttore generale della Protezione Civile ai sindaci: “adeguare i territori per minimizzare i rischi”

Gela esposta a rischi idrogeologici

Palermo –  La Sicilia è la regione dal territorio più vulnerabile, meno manutenzionato ed esposti a rischi. Per fortuna il clima non è stato finora inclemente, ma la tropicalizzazione degli ultimi anni mette a repentaglio i territori.  Il direttore generale della Protezione civile della Sicilia Salvatore Cocina ha diramato la nuova direttiva del 9 ottobre per la Prevenzione del rischio idrogeologico e idraulico, con l’invito a tutti i sindaci, gli assessori e, soprattutto, i responsabili comunali di protezione civile e tutti gli operatori di tutti gli enti a leggere con attenzione la direttiva inviata e pubblicata sulla GURS ed assimilarne i contenuti per minimizzare i danni e salvare vite umane, per non incorrere il rischio di irreparabili colpe ed omissioni e capire cosa fare in modo più efficace e come fare squadra in tempo di pace e in emergenza.

Ecco qualche stralcio:

La pianificazione comunale di Protezione Civile per il rischio idrogeologico e idraulico

“La regione presenta molte vulnerabilità la maggior parte delle quali riferibili alle interferenze trazione antropiche e caratteristiche fisiche del territorio è in dubbio la mancanza di adeguate soluzioni strutturali sia necessario ricorrere è opportuno a opportune strategie.

Di prevenzione rientranti nel linguaggio comune della Protezione Civile tra elezioni non strutturali nell’ambito delle quali la pianificazione di Protezione Civile costituisce un passaggio ineludibile articoli 12 e 18 del decreto legislativo 1 del 2018. Se correttamente predisposta la pianificazione di protezione civile per il rischio idrogeologico e idraulico diventa uno strumento insostituibile per inviare tutte quelle pratiche ritenute utile a prevenire laddove è possibile, e a mitigare i rischi derivanti dagli eventi meteorologici affinché ciò sia attuabile piano deve contenere in modo esaustivo ma sintetico alcuni elementi cardine.

Strategie di comunicazione formazione alla popolazione i contenuti del piano di Protezione Civile devono essere resi noti alla popolazione affinché venga diffusa la consapevolezza della vulnerabilità del territorio è avviato un percorso culturale anche mediante esercitazioni che miri  alla conoscenza delle misure di autoprotezione ritenute utili per evitare comportamenti che mettono a repentaglio beni e vite, domani. Quali ad esempio?

Informarsi presso l’amministrazione. Quali sono i rischi di natura geologica e idraulica del territorio in cui ci abita chiedere in visione il piano di Protezione Civile?

Prestare attenzione alle indicazioni fornite dalle autorità e dei mezzi di comunicazione. Non sostare sui ponti o lungo. Gli argini o le Rive di un corso d’acqua in piena?

Non sostare in aree soggette ad esondazioni o allagamenti anche in ambito urbano.

Non tentare di arginare la massa d’acqua spostarsi ai piani superiori.

Non percorrere un passaggio a guado o un sottopassaggio durante e dopo un evento piovoso, soprattutto se intenso né a piedi né con un automezzo.

Allontanarsi dai luoghi se Si avvertono rumori sospetti riconducibili all’edificio scricchiolii tonfi o se ci si accorge dell’apertura di lesioni l’edificio?

Allontanarsi dai luoghi se ci si accorge dell’apertura di fratture nel terreno o se Si avvertono rimbombi e rumori insoliti nel territorio circostanze, specialmente durante dopo eventi piovosi intensi o molto prolungati.

Nel caso si debba abbandonare l’abitazione chiudere il gas staccare l’elettricità e non dipende mica domestico, se presenti.

Non sostare al di sotto di una pendice rocciosa, non adeguatamente protetta o argillosa.

Allontanarsi dalle spiagge dalle coste dai moli durante la mareggiata è un caso di allerta Tsunami.

Non so stare non curiosare in aria dove si è verificata una frana un’alluvione possono essere i rischi residui e si è fatta l’operazione dei tecnici dei soccorritori.

Avvisare il comune i suoi uffici le sale operativi provinciali e regionali eccetera di ogni rischio di cui si viene a conoscenza”.

A Gela le reti di drenaggio non sono a norma, il collettore fognario di via Venezia ad oggi è ancora incompleto, non sono manutenzionate le fogne ed i tombini. La grande fragilità dei nostri territori rispetto a fenomeni naturali, che sebbene improvvisi e particolarmente intensi, non possono in alcun modo giustificare l’evidente inadeguatezza dei sistemi infrastrutturali e più estesamente di una pianificazione urbana che, prioritariamente, dovrebbero rispondere alle esigenze di tutela e di sicurezza dei cittadini.  La mancanza di una adeguata manutenzione delle reti fognarie e di tutte le reti di deflusso e scarico delle acque, l’assenza di una verifica puntuale sullo stato di equilibrio tra opere infrastrutturali e assetto idrogeologico del territorio, il mancato monitoraggio di aree che reiteratamente esibiscono significative difficoltà rispetto ad eventi meteorici straordinari e non, la tanto attesa e mai ultimata realizzazione di adeguate opere di captazione delle acque provenienti dalle aree poste a monte del tessuto urbano sono certamente alcune delle cause che hanno determinato ed amplificato il drammatico evento di ieri”.  “Da tempo – dice il presidente dell’Ordine regionale dei geologi Giuseppe Collura – i geologi sono impegnati sui concetti di invarianza idraulica ed invarianza idrologica in base ai quali le portate di deflusso meteorico, scaricate dalle aree urbanizzate o di nuova urbanizzazione nei recettori naturali o artificiali, non devono superare quelle preesistenti all’urbanizzazione, garantendo in ogni caso la capacità di infiltrazione delle acque e la naturale permeabilità dei suoli”.

 

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