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Gela. Tentati suicidi di giovanissimi. Le proposte di Italia Viva.

I due casi di tentato suicidio che hanno avuto luogo nelle ultime settimane a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro sono un campanello d’allarme che non può lasciare impassibili, soprattutto per la giovanissima età dei protagonisti. Abbiamo vissuto due anni terribili fra quarantena e isolamenti che hanno reso difficile se non a volte impossibile intrattenere rapporti sociali e che hanno segnato fortemente tutti noi e in modo particolare i giovani che si sono visti privati della possibilità di poter vivere al meglio la loro adolescenza e le esperienze ad essa legate. Questa nefasta e disastrosa situazione ha pregiudicato la crescita dei nostri ragazzi ragion per cui le Istituzioni devono farsi trovare pronte per dare una risposta e la giusta attenzione alle esigenze dei cittadini con aiuti concreti anche e soprattutto verso coloro i quali non hanno la possibilità economica di avvalersi un consulto medico specialistico. Adesso, con il sopraggiungere di un ulteriore periodo di crisi economica e con la persistenza degli  strascichi dalla pandemia, la situazione è ancor più critica e secondo noi di Italia Viva serve intervenire in modo tanto concreto quanto repentino. A volte decidono di tentare il gesto estremo del suicidio ragazze e ragazzi che hanno difficoltà ad integrarsi  o giovani che non hanno figure cui potere esprimere o manifestare le loro ansie o semplicemente con le quali confrontarsi, qualcuno che li ascolti liberamente senza giudicarli.

Italia Viva Gela sul tema avanza tre proposte:
-proponiamo l’istituzione di un numero verde locale, gestito da asp, che sia operativo durante alcune fasce orarie (diurne e notturne) individuate con accortezza.
-proponiamo una campagna di sensibilizzazione sul tema del consulto psicologico nelle scuole primarie e secondarie al fine di sfatare ogni remora ideologica possibile, sia nei ragazzi che nei genitori.
-proponiamo che le scuole, in collaborazione con Asp, istituiscano delle ore dedicate “al confronto in classe” in presenza di un professionista. L’obiettivo è quello che sia lo psicologo ad andare dai ragazzi, parlare con loro, approcciarli alla materia e successivamente, magari con l’aiuto degli insegnanti e della famiglia, avviare un percorso. Lo scopo sarebbe quello di cercare di avvicinare la psicologia ai ragazzi piuttosto che viceversa e, quindi, una sorta di inversione di rotta che potrebbe portare nuovi risultati. Infatti, non possiamo ancora pensare che il primo approccio con uno psicologo -che dovrebbe aiutare un ragazzo ad aprirsi, a vincere le sue paure o semplicemente a saperci convivere- possa avvenire davanti ad un’intera aula magna strapiena di gente nel corso di convegni o altro laddove risulta certamente difficile che questo stesso ragazzo possa avere la forza di fare il primo passo, di fare una domanda “scomoda” nè tanto meno possiamo immaginare che, sempre questo stesso ragazzo, possa trovare da solo il coraggio di attraversare un corridoio per andare a bussare alla porta del dottore; risulta, invece, di gran lunga preferibile lasciarlo nel comfort e nell’intimità della sua classe.

Nei prossimi giorni avvieremo i colloqui con l’Assessore alla Salute Nadia Gnoffo e il Sindaco Lucio Greco per concretizzare insieme queste proposte.

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