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Il seme va coltivato, protetto dal sole, dalle intemperie. La Parola va custodita, approfondita, meditata, pregata.

Rubrica di ispirazione cattolica a cura di Totò Sauna

Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti». Matteo 13,1-23

 

Vogliamo diventare seminatori? Se non lo diventiamo avremo sprecato la nostra vita. E la cosa peggiore, saremo sempre tristi e infelici. Non mi dite che non è vero. Se siete convinti cosi, perché state leggendo questa rubrica? Credetemi,diventare seminatori da gioia e felicità. Si, quella che cerchiamo nell’alcool, nelle sostanze stupefacenti, nelle pastiche varie. Ebbene, Gesù ci da una medicina gratuita e sicura: diventare seminatori. Diventare suoi discepoli. Diventare suoi testimoni. Testimoni di cosa? Che io e te eravamo terreni aridi, incolti, non prendeva nulla. In tanti ci tentarono a farci diventare fertili. Fallirono tutti. Mamma mia, me li ricordo. Ogni volta che c’era qualcosa che voleva nascere, vedevi la pianticella che iniziava a spuntare. Allora, cercavo l’acqua per innaffiarla. Niente non ci riuscivo avevo da fare un’altra cosa. Oppure, le preoccupazioni della vita prendevano il sopravvento. Quando è arrivato Gesù nella mia vita. E’ cosa ha fatto ?. Intanto ha seminato. In abbondanza. Anche dove in apparenza il terreno era arido. E poi ogni giorno ha iniziato a innaffiare . e  questa pianticina piano piano è venuta fuori. Un miracolo.  Allora come dobbiamo fare? Dobbiamo iniziare a guardare il nostro cuore: prima accogli, poi annuncia. Perché annunci solo ciò che accogli. Come fai a portare ciò che non hai? È Gesù stesso a parlarne e a spiegare le sue parole. Il seme cade sulla strada, su un cuore indurito. Indurito perché calpestato da molti. Gesù non entra nel dettaglio, constata che ci sono dei cuori  impermeabili a qualunque sollecitazione di fede, incapaci anche solo di lasciare che qualcosa scalfisca le loro incrollabili certezze. Ideologiche o sociali. Sanno. Di Dio, della fede, dei cristiani. Sanno. Non hanno bisogno di nulla. Su questi cuori il seme rimbalza. Poi viene Satana e lo porta via.  La Parola che cade sulla strada è destinata a sparire. Un cuore indurito, pietrificato, asfaltato, è impermeabile alla Parola e, quindi, a Dio. Apparentemente è impossibile da cambiare. Non per Dio, che semina anche sull’asfalto. Insiste.  Gesù continua: se il seme trova anche solo un briciolo di terra, germoglia. Ma ha bisogno di costanza, per crescere. Così accade ad alcuni discepoli. Subito accolgono la Parola: con entusiasmo. Ce ne sono di persone così, adulti che riscoprono la fede grazie ad un viaggio, ad una giornata di ritiro, ad un’amica credente che li coinvolge. Ed è bello vedere nel loro sguardo lo stupore di scoprirsi amati da Dio e la voglia di conoscere.

Il primo cuore è indurito. Il secondo è incostante. La fede diventa una parentesi della vita, anche felice, certo, ma una parentesi.

Ha ragione, Gesù: il seme va coltivato, va protetto dal sole troppo caldo, dalle intemperie. La Parola va custodita, approfondita, meditata, pregata.

Gesù continua. Diversa è la situazione di chi ha costanza, di chi accoglie la Parola e la custodisce ma intorno a lui crescono altri interessi che si ingrandiscono e, alla fine, soffocano la Parola che rimane, ma non porta frutto. È presente, ma inutile. Sopraggiungono le preoccupazioni del mondo, il pre-occuparsi, l’occuparsi prima, anzitempo; ed invece di vivere il momento presente, di assaporare il tempo, lo amplifichiamo, lo stendiamo, e così la preoccupazione continua contagia la nostra vita e la nostra anima. E la soffoca, come una pianta infestante. E anche la bramosia soffoca il seme, cioè il desiderio smodato, auto-referenziale, fuori controllo. Dei soldi, della casa, del cibo, del sesso. Ogni cosa rischia di diventare un idolo e di ingigantirsi fino a prendere il controllo di noi stessi, fino a mettere ai margini la nostra anima. Ma esiste un’ultima possibilità. Meno male.

Esiste un terreno buono che accoglie e porta frutto, tanto frutto. In cui la Parola scava i cuori, cambia la vita, modifica le scelte. Converte. E produce un gran raccolto: trenta, sessanta, cento per uno. Gesù usa un’iperbole per indicare che il seme produce molto più di quanto immaginiamo o speriamo. Ed è proprio ciò che accade: a fronte di tanto insuccesso, agli occhi degli uomini, resta il fatto che milioni di persone, accogliendo il vangelo, hanno radicalmente cambiato la propria vita. Vale la pena di riflettere su questo aspetto: leggere la nostra vita, le nostre vicende, il nostro passato per vedere quanto l’incontro col vangelo ci abbia cambiati. E anche noi possiamo dire che avere accolto il vangelo della nostra vita ha comportato qualche rinuncia. Ma ci ha dato cento volte tanto

Buona semina. Diventiamo terreni fertili. Ne vale della nostra vita.

Buona Domenica

Totò Sauna

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