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… “E vissero tutti felici e contenti”

“ E vissero tutti felici e contenti, la profezia di Diana ed un destino già scritto” l’ultimo libro di Cristina Parodi, per Cairo Editore, narra e analizza le vicende di cui sono protagonisti i reali inglesi, all’indomani del secondo “Royal Wedding”, tra il secondogenito di Diana e Carlo, Harry, e l’attrice hollywoodiana Megan Markle, celebratosi nel maggio 2018.
Il racconto dei fatti prende il via dalla personalità di Diana e dalla sua vita, dall’essere madre di Harry (suo secondogenito) e futura regina, dalla sua morte (avvenuta nel 1997) nel tunnel de l’Alma a Parigi.
È spontaneo chiedersi, quali effetti tutto ciò abbia potuto produrre nelle recenti vicende relative alla “Megxit”.
Un matrimonio insolito per un Windsor che si è legato niente meno che ad un’attrice di Hollywood, con una carriera ed un divorzio alle spalle: le cose non sono andate come da copione.
Da quel famoso documentario ambientato in Africa, terra molto cara alla compianta Diana, andato in onda nel 2019, l’attrice americana non ha mai nascosto il disagio di quelle giornate trascorse quale membro della famiglia reale.
Qualcosa ci ricorda Lady D!
Megan ha contribuito a sovvertire ogni stereotipo sposando il principe Harry decidendo, dopo, a causa della stessa pressione mediatica subita da Lady Diana, quanto dai membri dello staff reale, di evadere dalla trappola rappresentata da un castello che, a dir suo, sembra davvero poco accogliente.
Da Diana ad oggi, sembra davvero cambiato tutto.
Harry e Megan sono ufficialmente usciti dalla Royal Family inglese, non risiedono più in Gran Bretagna, e non percependo più quella sorta di vitalizio che spetta ad ogni reale sol perché tale, portano avanti diverse iniziative, perlopiù nel sociale, presenziando o sponsorizzando eventi che hanno contribuito ad un evidente accrescimento della loro fama.
Non volendo anticipare nulla del libro, il racconto che ne scrive Cristina Parodi è una sorta di viaggio psicologico nei panni di un ragazzo (ma non uno qualunque!) segnato, da un lato, dalla morte dell’adorata madre a soli tredici anni e dall’altro, dal dovere sottostare alle imprescindibili e dure regole d’etichetta, di cui sei investito quando nasci principe, non erede al trono d’Inghilterra, ma comunque principe.
L’autrice, che riesce fin dalle prime pagine a trasmettere al lettore la sostanziale passione per l’argomento, già trattato in precedenti ricerche e servizi giornalistici, evidenzia le possibili ragioni e quindi i valori d’indipendenza e coraggio, trasmessi ad Harry dalla madre sia prima che dopo la morte, e che di fatto hanno permesso l’uscita in grande stile di Megan e del suo principe che supporta pienamente la moglie e le sue necessità, anche a discapito del suo stesso titolo e del legame con il fratello, futuro re d’Inghilterra.
Si badi bene, non è un caso che la scrittrice utilizzi le parole “profezia” e “destino”; questa scelta esprime la volontà di provare e confermare che la lotta silenziosa, non solo di Diana, ai rigidi protocolli della monarchia, non sia mai stata inutile, né vana.
Era un destino che doveva compiersi, prima o poi, e probabilmente il sincero legame d’amore tra duchi di Sussex ha fatto ampiamente la sua parte.
Il libro è particolarmente interessante, ben strutturato e nasconde un grandissimo lavoro giornalistico, alla ricerca del dettaglio nel presente e del particolare proveniente dal passato che, nella vicenda hanno davvero fatto la differenza. In aggiunta, se il lettore è generalmente una persona interessata od incuriosita dalle vicende della corte dell’intramontabile Queen Elizabeth II, ovviamente divorerà il libro in poche ore, rimanendone alla fine più che soddisfatto in termini di curiosità ed un po’ amareggiato, perché si sa in quel tunnel il 31 agosto 1997, è morta una parte di tutti noi, fan e non di Lady D. Dunque, la reazione al libro si tramuta in una serie di consequenziali interrogativi della serie “Come sarebbe andata se Diana fosse ancora stata tra noi?”, “Se Diana fosse stata viva, è possibile che la Megxit sarebbe stata meno netta?”.
In verità, nessuno di noi è in grado di rispondere, nemmeno le persone considerate più intime dalla stessa principessa del popolo. In fin dei conti, l’autore e il lettore possono solo augurarsi che Diana sia fiera dei suoi figli, nonostante sia evidente la diversità che contraddistingue le strade che la vita abbia ad entrambi, probabilmente per ragioni altrettanto diverse, imposto di percorrere.

Annamaria Milano
Anita Gabriele

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