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“Dove sono finiti i soldi ed i progetti per la Terapia intensiva”

Gela – Il Coordinamento del comitato spontaneo ‘SOS Vittorio Emanuele’ formato da Franco, Tilaro                     Luciana Carfì e Filippo Franzone si chiede: “Dove sono finiti i soldi ed i progetti per la Terapia intensiva ed a quando le assunzioni del personale?”

“Da quando è iniziata la prevista e prevedibile fase 2 dell’epidemia, a Gela come nel resto del mondo – scrivono i fondatori del Comitato – non si parla che di Covid-19. Le prime pagine dei giornali, i titoli principali nei sommari dei Tg sono dominati da questo dramma angosciante. Ma, chissà perché, a Gela dobbiamo ancora una volta distinguerci dal resto del mondo. Dove altrove sarebbe assolutamente ordinario, da noi diventa straordinario.

Stranamente, cioè, da quando è iniziata la seconda impennata dei contagi, le notizie frequentemente focalizzano il tema su aspetti come la curva dei contagi, il tracciamento attraverso i tamponi, la dicotomia con i test sierologici, gli assembramenti nelle zone della movida locale, le mamme che si lamentano della scarsa informazione sulle quarantene scolastiche e la politica che fa da spettatrice.

Solo sporadicamente, si accendono i riflettori su quella che, invece, dovrebbe ricevere costante attenzione: e cioè la condizione dell’ospedale di Gela, che rappresenta ciò che ovunque è la risposta territoriale al covid-19. Ed è questo il motivo per cui questo comitato è nato. Ebbene, per chi non l’avesse ancora compreso, le situazione in ci si trova il nosocomio gelese è pessima, per farla breve, ad un passo dal baratro. Il nome che abbiamo dato al comitato, riflette fedelmente questo stato assolutamente emergenziale.

L’aspetto più scandaloso che ci preme innanzitutto sottolineare è sotto gli occhi di tutti: la terapia intensiva. A marzo di quest’anno Eni, attraverso Rage, ha promesso di donare al Vittorio Emanuele III, 10 posti letto per la terapia intensiva. A luglio di quest’anno il decreto Razza ne ha previsti 12, ossia altri 8 (nuovi) in aggiunta ai 4 attivi, per un importo di circa 3 milioni di euro. Di questi soldi ad oggi non c’è nessuna traccia, così come di quelli del cane 6 zampe. Il nuovo Piano covid di novembre prevede entro la fine del mese prevede 8 posti in intensiva e solo covid, più 50 in subintensiva/malattie infettive.

Ma il problema è che alla fine della fiera parlare di posti letto ed attrezzature senza personale medico ed infermieristico dedicato, è come parlare al vento. E’ un film che abbiamo visto con l’Utin, ad esempio. Abbiamo saputo che dei 4 posti covid attvi in rianimazione, 2 sono occupati. Occupati anche i 6 posti di subintensiva. Idem i 30 in medicina generale. Dei 40 posti attivi, 38 sono già occupati. Ne restano disponibili solo 2. Anzi nel momento in cui scriviamo sarebbero stati occupati anche quest’ultimi.

A fronte di ciò, i rianimatori sono rimasti gli 8 del pre-covid, non è arrivato nessun rinforzo. Anzi, in realtà, attualmente sono 7 gli operativi perché 1 di loro è stato contagiato. Va precisato che se di questi 7, ad esempio 2 fossero al momento destinati al covid, possono fare solo questo.  I restanti 5 dovrebbero poi dividersi anche tra 118 e le normalissimi funzioni di un Spoke. A questi si aggiungono 14 infermieri, 0 Oss (operatori sociosanitari) e 3 Ass (assistenti sociosanitari). In medicina generale, di notte in turno ci sono solo 3 infermieri in ragione di 30 ricoverati (1 per ogni 10).  Numeri terribili. Numeri da collasso.

Ed allora dove sono finiti i 3 milioni di euro previsti nel decreto Razza per i 12 posti in terapia intensiva. I 10 posti di Eni? A cosa è servita la visita dei locali al Vittorio Emanuele III di amministrazione, Asp ed Eni, se non a fare la solita passerella? Sono domande che esigono risposte e senza le quali ritorneremo a farci sentire, così come su altri argomenti che abbiamo ancora in serbo. Siamo solo all’inizio”.

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