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Coronavirus, il vecchietto che aveva capito tutto: con la maschera subacquea già un mese fa

Non sappiamo se sorridere per lo spirito da precursore, l’animo da visionario o disperarci perché siamo arrivati a raschiare il fondo del barile. Questa è la storia di una foto. Che, come la diafora della rosa di Gertrude Stein («Rosa è una rosa è una rosa è una rosa») inizia con l’immortalare un momento e poi ci prende e ci porta lontano.

È la storia di una foto che racconta di un uomo con una maschera da sub fuor d’acqua. Via Toledo, l’arteria del cuore pulsante di Napoli. Esattamente un mese fa. È il 26 febbraio, il Coronavirus di qui a poche ore esploderà in tutta la sua gravità in Lombardia e nel Veneto, seminando disperazione e morte, intasando gli ospedali con febbre e polmoni al collasso. Di qui a poco inizierà la macabra conta delle vittime e dei tamponi positivi.

Non siamo ancora a questo, a Napoli, dove però si diffonde la preoccupazione per questa «malattia» che se prende un vecchietto lo uccide. Ed è proprio un vecchietto, giubbotto scuro, camicia a righe con maglietta della salute, che va in giro come un buffo personaggio del Carnevale.  Ha sulla faccia una mascherona arancione da snorkeling  di Decathlon con un grosso tubo dell’aria color rosso che fornisce un aspetto da marziano (o da insetto bipede). Metti un giorno, un marziano a Napoli che passeggia così combinato, incurante delle risate. «Chisto è scemo!». Vallo a sapere cosa sarebbe accaduto dopo.

Ugo Di Fenza è un regista napoletano con l’animo del fotografo di strada. Immortala il vecchio con la maschera e pubblica la foto sul suo bel profilo Instagram. Si sorride e si pensa all’ironia partenopea. «In quei giorni era l’unico ad avere una maschera – racconta Di Fenza – e sembrava esagerato. Qualcuno poi mi ha scritto che non è certo quella la maschera giusta».

Certo, non è una mascherina FFP3, di quelle filtranti con la valvolina che assicurano il dietrofont del Sars-CoV2, meglio noto al popolo come Coronavirus. Però col passare dei giorni abbiamo visto di tutto. Abbiamo visto pezze per la polvere con l’elastico spacciate per maschere, abbiamo visto foulard diventati dispositivi di protezione individuale.  Sicuri che il vecchietto avesse torto? Oggi abbiamo avuto la risposta: no.

Siamo al 26 marzo. È passato un mese e il Covid-19 è diventato una pandemia con migliaia di morti in Italia e nel mondo. E Decathlon, la società di attrezzi sportivi, sulla sua pagina Facebook italiana, scrive quanto segue:

In una situazione di emergenza sanitaria come quella attuale e in estrema carenza di presidi respiratori ordinari, nell’attesa dei test e delle sperimentazioni in corso presso il Politecnico di Milano e sulla base delle risultanze del brevetto della Società Isinnova, abbiamo deciso di donare 10.000 unità delle nostre maschere da snorkeling Easybreath alle regioni italiane, responsabili della sanità pubblica.
La chiave di distribuzione utilizzata sarà la quota di accesso abitualmente adottata per la ripartizione dei fondi statali.

Indovinate quale maschera è, quella di Decathlon? Proprio quella del vecchietto. La maschera da sub sarà dunque utilizzata in carenza di dispositivi  da respirazione assistita negli ospedali che oggi sono al collasso. E tanto basta per ricordarci che in queste situazioni non va mai dato nulla per scontato. (FANPAGE)

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