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Coronavirus: ci sono anche 100 guariti……….

Gela – Le cronache riportano continuamente i numeri sui morti proventi dai reparti Covid: in tutta Italia come a Gela. In Italia a centinaia; a Gela due, tre, oggi nessuno, in tutto nel corso della seconda ondata di contagi. Ci si concentra su chi sta male ed è condivisibile perchè questo aumenta la paura dell’uomo. Anche i mass media che hanno un ruolo fondamentale nella diffusione delle notizie, cavalcano, calvachiamo l’onda. Perchè è facile tramettere la notizia: ‘un morto di Covid’ e non un morto con Covid. Un altro morto; una donna morta!  Perchè è di questo che si tratta: persone debilitate, anziane, malate su cui la bronchite bilaterale ha effetto deleterio ed accelera il processo degenerativo. Come avviene da secoli. Abbiamo fatto qualche piccola ricerca.

Gli esperti spiegano che il tasso di letalità del Covid-19 non è facilmente calcolabile in quanto condizionato da vari fattori. In particolare dall’età, dunque, dalla distribuzione demografica. Quest’ultima, variando da paese a paese, rende difficile fare delle stime europee, ma il range varia dallo 0,3% all’1%.

India e Africa, con una popolazione più giovane, di certo non hanno lo stesso tasso di letalità dell’America, con un maggior numero di anziani. In Lombardia, ad esempio, è stato calcolato un tasso di letalità dello 0% fino ai 40 anni e del 16,6% oltre gli 80. Ovviamente, anche in presenza di comorbidità (coesistenza di più patologie) aumenta il rischio di mortalità.

Il calcolo del tasso di mortalità da Covid-19 diventa complesso anche in ragione del fatto che, con l’incremento degli asintomatici, molti sono i casi a non esser segnalati. Inoltre, una percentuale di incertezza si lega anche al fatto che ogni Paese valuta in modo diverso il numero di casi. In ogni caso, a livello mondiale, dovremmo aspettarci un tasso dello 0,6%.

Gli esperti avanzano anche nette distinzione dalle influenze. La letalità annuale di quest’ultima, infatti, è soltanto dello 0,1%. Da un’indagine pubblicata sulla rivista “The Lancet” è emerso che il Covid-19 in Lombardia è stato 100 volte più mortale dell’influenza del 2009. Inoltre, a differenza di quest’ultima, produce danni a lungo termine (polmonari, ictus e insufficienza renale) anche in soggetti non affetti da altre patologie.

Ma la notizia del morto fa più scalpore. Si parla in città: “L’hai saputo? Tizio è morto di covid”. “Oddioooo, come potremo salvarci?” E la paura diventa un fattore collettivo. Di massa. Fondamentale è il ruolo del giornalista. Un morto. Però ci si scorda dei guariti. E di chi pur avendo la positività, non ha disturbi.

Noi vogliamo fare da contraltare, per dare il giusto peso ai fatti. Guardiamo ai numeri. L’ultimo bollettino dell’Asp riporta questi dati.

Quattrocentodieci sono i contagiati a Gela, 376 in isolamento domiciliare, 34 i ricoverati. Cento sono i guariti della seconda ondata, ma non lo scrive mai nessuno; l’occhio non arriva fino alla destra del report quotidiano che arriva dall’Asp. Si scrivono i morti che sono 8. Per ognuno di essi, certo, c’è una storia di dolore, di una vita che si conclude, di una famiglia che piange. Ma la completezza dell’informazione prevede che si debbano ricordare anche i 100 guariti. Cento. Un numero che fa sperare e che deve essere messo in luce e non in ombra.
Ieri 30 i nuovi casi di positività a Gela, tutti in isolamento domiciliare; un nuovo ricovero al Vittorio Emanuele.
Ventidue sono i nuovi positivi a Niscemi, per un totale di 189. In medicina ci sono 25 pazienti ricoverati, 4 in condizioni serie. Si guarda ai 4 ma ai venti non si pensa. E la rabbia sale, e con essa la depressione che porta taluni ad abusare di farmaci.
Facile è scrivere: “Giovane di 24 anni morta di Covid”. E poi si scopre che la ragazza è disabile, un fisico debilitato da malattie e da farmaci per 24 lunghi anni. Stendiamo una coltre sulla gestione e sulla questione politica che non ci compete. Ma noi vogliamo anche sottolineare che di Covid non si muore solamente. Si guarisce in cento, a fronte di 8 morti ‘CON’ covid.

 

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