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Conti vuole cambiare il nome a Niscemi

Niscemi – L’annuncio era stato dato ieri. Poi la diretta in cui il sindaco di Niscemi Massimiliano Conti ha comunicato che la giunta municipale ha approvato il progetto di denominare la città di Niscemi con uno nuovo appellativo: Niscemi – Città di Maria SS del Bosco. A questa iniziativa seguirà un referendum. Si è scatenato il popolo attraverso il web con un atteggiamento negativo rispetto alla proposta dell’amministrazione. La motivazione si innesta nel clima dell’epidemia che si affida alla Madonna. Eppure Niscemi era indicata con il nome di Santamaria.

Il  nome Niscemi deriva dall’arabo Nasciam che significa “olmo”. L’origine della denominazione cittadina risale al 1626 quando fu fondata dal principe di Butera, Giuseppe Branciforte, con “licentia populandi”. Nel 1627 Giuseppe Branciforte ottenne dal sovrano Filippo IV la nomina di principe di Niscemi

La presenza di insediamenti umani nel territorio di Niscemi, risale all’epoca neolitica, in particolare tra il III ed il Ii millennio come testimoniato dalla presenza di numerose tombe a forno scavate nella roccia.

 

Tracce attribuibili alla cultura sicania risalgono, invece, ad un periodo risalente alla prima età dei metalli. Si trattava, principalmente, di piccoli villaggi che vivevano di caccia e agricoltura e che vivevano in capanne di paglia. Durante questo periodo erano diffuse l’industria litica, della ceramica e quella relativa alla produzione di utensili di uso quotidiano. 

Successive testimonianze di insediamenti nel territorio di Niscemi si possono ricostruire grazie alla presenza delle necropoli caratterizzate da tombe a tholos e a forno nel periodo castellucciano, risalenti al Xii secolo a. C.

realizzate durante la tarda età del bronzo. A conferma di ciò, un passo del secondo volume del Dizionario Topografico della Sicilia, redatto da Vito Amico, riporta: «sia nei fianchi che nelle falde del colle occorrono sepolcri anche per corpi giganteschi, monete di ogni metallo, vasi, lucerne, ampolle, e più di un pavimento saccheggiato coll’epigrafe Alba si è rinvenuto. Durante questo secolo i villaggi castellucciani si trasformarono progressivamente in insediamenti fortificati, probabilmente a causa dell’avvento dei siculi, che costrinsero gran parte delle popolazioni più pacifiche a spostarsi verso territori più tranquilli.

A partire dal VII secolo successivamente all’insediamento dei coloni rodio-cretesi nel territorio di Gela , le campagne del territorio niscemese furono occupate per poter essere coltivate intensamente: sorsero numerose fattorie, i terreni furono lottizzati e le risorse naturali sfruttate al massimo.

Tuttavia, a partire dal V sec., in seguito alla seconda invasione cartaginese, la relativa tranquillità degli insediamenti nel territorio di Niscemi fu sconvolta e molti abitanti furono costretti a fuggire e ad abbandonare le loro fattorie.

Nel III secolo d. C. . la vasta plaga, situata circa ad un chilometro ad occidente del centro abitato odierno, compresa tra il fiume Achates ed il fiume Gela, fu assegnata al patrizio Calvisio e prese il nome di Plaga Calvisiana. Sorse un fiorente villaggio che sopravvisse fino al IX secolo, quando gli arabi lo distrussero definitivamente.

Successivamente gli arabi costruirono un borgo fortificato sulla collina dove sorge l’attuale centro abitato e vi diedero il nome Fata-nascim traducibile come passo dell’olmo accorciato in un successivo momento in Nasciam. Durante l’occupazione araba il regime della proprietà fondiaria ed i sistemi di coltivazione della terra cambiarono radicalmente: i vasti latifondi furono suddivisi in piccoli lotti, eccetto per le proprietà demaniali. Inoltre la coltivazione dei cereali e la pastorizia furono ristrette solo ai terreni adatti, si provvedette alla ripopolazione del manto boschivo, si intensificò la produzione di olio e si introdussero le coltivazioni di carrubbo, gelso, pistacchio e nocciolo. Nella metà del XIII secolo, tuttavia, a causa delle lotte interne tra musulmani e normanni, la cittadina fu completamente distrutta e i suoi abitanti furono costretti a fuggire in cerca di un luogo più sicuro dove vivere.

A seguito della conquista normanna, il nome della città divenne, con diploma del 1143, Nixenum. Diventato un feudo rustico il territorio subì radicali mutamenti fin quando, nel 1324, un ramo della famiglia Branciforte, si trasferì da Piacenza in Sicilia (nel XIII secolo) e comprò la terra di Nixenum

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