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Cloud seeding, produrre pioggia “a comando” è possibile?

In alcune parti del mondo la siccità è un problema quotidiano e per questo motivo riuscire a produrre pioggia “artificiale” sarebbe per alcuni una soluzione del tutto rivoluzionaria. Ecco, questo procedimento in realtà già esiste ed è conosciuto con il nome di cloud seeding (o “inseminazione delle nuvole”): si tratta di una tecnologia che permette di modificare le condizioni meteorologiche di un’area favorendo artificialmente la formazione della pioggia tramite la diffusione di particelle al di sopra delle nubi. Si tratta di una tecnica ancora in fase di studio e molto dibattuta… Ma come funziona esattamente? E quali sono i pro e i contro di questo processo?

L’invenzione del cloud seeding

Se oggi parliamo di cloud seeding il merito (o la colpa, a seconda dei punti di vista) è di Vincent Joseph Schaefer, un chimico e meteorologo americano che mise a punto questa tecnica nel 1946. Le cronache raccontano di come, in realtà, quest’idea sia nata in modo del tutto casuale: mentre il meteorologo stava scalando il Monte Washington assieme al collega e premio nobel Irving Langmuir, si accese una discussione scientifica sul possibile intervento umano nella formazione delle nubi. Dopo essere scesi, il dottor Schaefer si dedicò a questo progetto, scoprendo in poco tempo che il ghiaccio secco poteva agire da nucleo di condensazione – cioè, in altre parole, poteva favorire la formazione di pioggia all’interno di una nube.

In quello stesso periodo anche il climatologo Bernard Vonnegut (un altro collega di Schaefer) mise a punto un metodo di inseminazione che, però, sfruttava lo ioduro di argento. Come vedremo a breve, questo è tutt’oggi uno dei metodi più utilizzati per inseminare le nuvole.

Come funziona il cloud seeding?

Le gocce di pioggia per formarsi hanno bisogno dei nuclei di condensazione, cioè piccole particelle attorno alle quali può condensare il vapore acqueo presente nelle nubi. Questi nuclei non sono altro che particelle di origine naturale (come la polvere) e antropica (come alcuni inquinanti).

Il cloud seeding prevede di introdurre in atmosfera artificialmente delle particelle, così da riuscire a far condensare il vapore delle nubi, alimentando la pioggia. Questo può essere fatto principalmente in due modi: tramite cannoni che “sparano” particelle verso il cielo e tramite aerei che spargono le particelle sulla parte superiore delle nubi.
Attenzione: a scanso di equivoci, specifichiamo che questa tecnica non ha assolutamente nulla a che vedere con quella che alcuni definiscono “scie chimiche“. In quel caso si tratta di condensa che si forma al passaggio degli aerei, cioè semplice e innocuo vapore acqueo.

cloud seeding schema
in foto: Inseminazione tramite cannoni (a sinistra) e aerei (a destra).

Più nel dettaglio, i nuclei di condensazione che vengono utilizzati sono composti da ioduro di argento. Si utilizza questa sostanza perché è in grado di legarsi alle molecole d’acqua presenti all’interno della nube, favorendone la condensazione e, quindi, la creazione di pioggia. In alternativa può essere utilizzato anche ghiaccio secco, cioè CO2 allo stato solido. (www.geopop.it)

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