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Ci sono 30.000 italiani in Ucraina. Diplomazia al lavoro

L’Italia non sottovaluta la situazione in Ucraina. Lo dimostra la recente visita di Lorenzo Guerini, ministro della Difesa, alla base militare lettone di Camp Adaz. In Lettonia ci sono gli uomini del 2° reggimento Alpini, ma anche imponenti componenti militari del Reggimento Nizza Cavalleria, del 2° Reggimento Trasmissioni e del 17° Reggimento Contraerea Sforzesca: sono impegnati dal 2016 nell’operazione Baltic Guardian nell’ambito dell’iniziativa di presenza avanzata Enhanced Forward Presence della Nato, a guida canadese. Non lontano, nella base romena di Costanza, ci sono quattro Eurofighter dell’Aeronautica: una squadriglia con 140 persone che partecipano alla Task Force Black Storm della Nato.

La linea italiana è stata spiegata in Parlamento dallo stesso Guerini e da Luigi Di Maio, ministro degli Esteri, nei giorni scorsi: deterrenza di pari passo con il dialogo e la diplomazia.

È lo stesso messaggio che Mario Draghi, presidente del Consiglio, ha portato alla videoconferenza organizzata da Joe Biden, presidente degli Stati Uniti, per aggiornare gli alleati sulla situazione in Ucraina. Presenti anche Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato; Olaf Scholz, cancelliere tedesco; Emmanuel Macron, presidente francese; Boris Johnson, primo ministro britannico; Justin Trudeau, primo ministro canadese; Andrzej Duda, presidente polacco; Klaus Iohannis, presidente romeno; Ursula von der Leyen e Charles Michel, rispettivamente presidente della Commissione europea e del Consiglio europeo.

Pochi minuti dopo quella videoconferenza Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, si è presentato alla stampa dicendo: gli oltre 100.000 militari russi al confine potrebbero dare il via all’invasione dell’Ucraina “in qualsiasi momento”, anche prima della conclusione delle Olimpiadi invernali in corso a Pechino. “Non stiamo dicendo che il presidente [russo Vladimir] Putin abbia preso una decisione”, ma esiste “un sufficiente livello di preoccupazione, basato su quanto vediamo sul terreno quanto su quello che ci fanno sapere le fonti di intelligence”, ha sottolineato il fedelissimo di Biden.

Poi ha pronunciato l’invito a “ogni cittadino statunitense che si trovi in Ucraina” a “partire prima possibile e comunque nelle prossime 24-48 ore”, spiegando che Mosca avrebbe messo in conto diverse possibili azioni, tra cui “un assalto alla città di Kiev”.

Anche Canada, Corea del Sud, Giappone e Regno Unito hanno invitato i connazionali ad abbandonare il Paese. Inoltre anche i dipendenti della missione diplomatica russa a Kiev hanno iniziato a lasciare il Paese. Secondo l’agenzia di stampa Ria Novosti, “i diplomatici e i funzionari consolari in Ucraina stanno rimpatriando”, sullo sfondo degli allarmi lanciati dai Paesi occidentali ai propri cittadini: “Mosca ha deciso d’intraprendere la stessa strada”. Sergey Lavrov, ministro degli Esteri russo e maestro della diplomazia, si è chiesto se non siamo forse “loro”, cioè gli americani, “a preparare qualcosa”. Un altro esempio di come Mosca tenti di ribaltare il racconto.

L’Italia, almeno per il momento, valuta il da farsi. Ci sono 30.000 italiani in Ucraina. In caso di aggressione, però, il governo sostiene “l’opportunità di sanzioni gravi, pur continuando a sperare in un utile dialogo”, come ha spiegato il presidente Draghi durante la videoconferenza. (Formiche.net)

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