Attualita

Alla ‘Solito’ si parla di bullismo e cyberbullismo

Gela – Presentato stamattina nella scuola Enrico Solito il progetto ‘Bullismo e Cyberbullismo’, dal dirigente Baldassarre Aquila alla presenza del Tenente colonnello dei Carabinieri della Compagnia di Gela Ivan Borracchia e del sindaco del Comune di Gela.

ll progetto mira a prevenire e contrastare il fenomeno del Bullismo e del Cyberbullismo attraverso una serie di interventi e attività che hanno come destinatari gli alunni delle classi quinte. Seppure con caratteri­stiche e modalità diverse, il bullismo e il Cyberbullismo sono due fenomeni stretta­mente collegati tra loro e vuole preparare gli alunni ad affrontare eventuali fenomeni

La tecnologia sta cambiando il mondo sempre più rapidamente, con un impatto innegabile sulla vita di tutti. I bambini, in particolare, crescono in un mondo che offre loro continui stimoli digitali, attraverso l’accesso ai social network, ai giochi, alla musica, a video di ogni tipo. Attraverso gli strumenti tecnologici i bambini comunicano e spesso conoscono nuove persone, acquisiscono informazioni e vanno alla scoperta del mondo, addentran­dosi, a volte, anche nella sfera più intima, quella affettiva e sessuale. I nostri alunni, “nativi digitali”, stanno crescendo in una società nella quale Internet è parte integrante della loro vita quotidiana.

Il confronto è sempre un momento di arricchimento sul piano della conoscenza; ma ciò che è da tener presente, come emerge anche da recenti studi e statistiche, è che spesso e con facilità non si conosce chi sta al di là del monitor. Il confine tra uso improprio e uso intenzionalmente malevolo della tecnologia è sottile: si assiste, per quanto riguarda il bullismo in Rete, a una sorta di tensione tra incompetenza e premeditazione e, in questa zona di confine, si sviluppano quei fenomeni che sempre più frequentemente affliggono i giovani e che spesso emergono nel contesto scolastico. Chi agisce nell’anonimato e nella mancata interazione visiva, inoltre, non ha spesso la consapevolezza e la reale percezione delle offese e degli attacchi che la vittima subisce.

Il progetto si prefigge di affrontare quelle sfide negative fronteggiate nella quoti­dianità da insegnanti, educatori, dirigenti scolastici, genitori e correlate all’uso improprio della rete e dei nuovi dispositivi digitali da parte dei bambini.

La definizione di Dan Olweus descrive il bullismo come un comportamento di aggressione, prevari­cazione, singola o di gruppo, che viene esercitata da parte di bambini/ ragazzi definiti bulli, in maniera continuativa nei confronti di bambini/ragazzi più deboli definiti vittime.

Secondo indagini ISTAT sui comportamenti offensivi e violenti tra ragazzi di 11/17 anni, più del 50% è stata vittima di episodi denigratori, violenti e irri­spettosi da parte dei coe­tanei.

Il bullismo si manifesta attraverso premeditate e continue sopraffazioni e pre­potenze di tipo fisico, verbale e psicologico. Per definirsi tale è necessario che l’azione perduri nel tempo (settimane, mesi) e presenti uno squilibrio di forze tra i protagonisti (età, fisicità, ecc…).

Può essere di due tipi: diretto ovvero caratterizzato da un insieme di comportamenti espliciti nei con­fronti della vittima di tipo fisico(picchiare, prendere acalci e a pugni,spin­gere e appropriarsi degli oggetti degli altri e rovinarli,sputare, ecc..), e/o verbale/psicologico (insulti, of­fese,minacce, ecc…).

e indiretto che assume forme quali l’esclusione sociale, la diffamazione, l’es­sere messi da parte intenzionalmente da un gruppo. Anch’esso può essere di tipo fisico (far aggredire qualcuno da qualcun altro) e/o verbale psicologico (diffusione di pettegolezzi,ca­lunnie…).

Il fenomeno del bullismo è diffuso nelle scuole di diverso grado di istruzione e solitamente ha luogo in gruppo. Esso coinvolge molteplici figure.Il bullo attivo, colui che agisce, è aggressivo nei confronti dei compagni, a volte an­che nei confronti di insegnanti e figure adulte, manifesta comportamenti di prevaricazione e violenza in generale.

Da un punto di vista psicologico presenta scarsa empatia, una distorta imma­gine di sé e nutre il desiderio di dominare. Il bullo percepisce e vede le con­seguenze del suo compor­tamento, ha dunque una consapevolezza cognitiva ma non emotiva,e tende alla derespon­sabilizzazione e minimizzazione delle sue azioni.

Il bullo passivo invece attua le prepotenze, ma non prende mai iniziativa per primo, pre­ferisce incitare i bulli attivi insieme al gruppo dei pari, divenendo dunque spettatore.

La vittima passiva subisce le prepotenze senza poter reagire e senza farsi rispettare, si sente sola e abbandonata, non ha molti amici e solitamente è fisicamente debole. Manife­sta uno stato di profonda insicurezza, con scarsi livelli di autostima.

La vittima collusiva invece accetta di ricoprire quel ruolo per acquisire popo­larità e poter essere accettata dal gruppo. A volte tende a mascherare le sue vere competenze scola­stiche e intellettive per evitare di essere esclusa.

Il rischio principale è legato all’abbandono scolastico e alla possibile insor­genza di disturbi d’ansia. La vittima tende a chiudersi in se stessa vivendo una costante sofferenza. Teme di subire ulteriori violenze qualora raccon­tasse a qualcuno quanto subito e per tale ragione prova un profondo senso di vergogna.

Alcune vittime di bullismo potrebbero in futuro reagire diventando esse stesse bulli.

L’incapacità di gestire la rabbia e l’aggressività rappresentano gli aspetti prin­cipali carat­terizzanti il profilo psicologico del bullo. Solitamente non conosce altre modalità di comu­nicazione e nel tempo potrebbe manifestare lo sviluppo di un disturbo antisociale.

YouTube player
Mostra Altro

Articoli Correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button