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“Acquistiamo la Torre di Manfria”

Gela – Conferenza stampa urgente in questo momento nella stanza del sindaco. L’ amministratore comunale lancia un’idea ambiziosa: lanciamo una sottoscrizione – ha detto Greco – e acquistiamo la Torre di Manfria. C’è in ballo un bene storico di importanza prevalente da salvare. Facciamo in modo che i gelesi possano essere protagonisti del loro futuro. Ho notizia che il proprietario vuole vendere ad un altro privato. Ma esiste un diritto di prelazione per l’ente pubblico, per l’acquisto del bene storico. I tempi sono stretti. Ho sentito il dirigente al bilancio per l’acquisto e con il Soprintendente ai beni culturali arch. Vullo che è entusiasta dell’idea. Mettiamoci in gioco. Doniamo quello che possiamo, anche un euro per contribuire alla valorizzazione del reperto. Il Comune farà la sua parte per quello che potrà. Ancora non voglio dire quale è la somma che comunque non è una somma irragiungibile, ma chiedo ai giornalisti di aiutarci in questa impresa. Gela e le sue bellezze è il titolo che voglio dare a questa iniziativa, per la valorizzazione della Torre. Siamo convinti che i giovani parteciperanno come hanno dimostrato ogni qualvolta è stata organizzata una iniziativa di spettacolo in quel sito che si apre ad uno spettacolo della natura insostituibile. Questo bene deve andare all’Ente locale per dare la giusta valorizzazione”.

“Con questa iniziativa – dice il consulente Melfa – il sindaco dà un segnale forte per reagire ad un sistema che deve cambiare per la valorizzazione del territorio. E’ fondamentale istillare la cultura del fare per potere dare una volta. Una rigenerazione culturale che deve prendere piede con l’aiuto della città tutta”.

 

La Torre di Manfria faceva parte del sistema di avviso delle Torri costiere della Sicilia, costruite su indicazione dell’architetto fiorentino Camillo Camilliani. Si erge su una collina sovrastante la frazione e risulta visibile da tutto il golfo di Gela. Attualmente è di proprietà privata e si presenta in discreto stato di conservazione, eccettuato per la terrazza che presenta alcuni tratti del cornicione ormai diruti. Si segnala che è una delle torri camillianee tra le più grandi, è infatti alta circa 15 metri con una base di circa metri 12,50.

Era detta anche torre di Sferracavallo, ma Francesco Maria Emanuele Gaetani marchese di Villabianca, nei suoi Diari palermitani riporta che era chiamata anche Torre d’Ossuna. La sua costruzione venne iniziata nel 1549, durante il viceregno di Giovanni De Vega. La data, non completamente certa, si desume in quanto Tiburzio Spannocchi nella sua rilevazione la disegna con lo stesso basamento tronco conico della Torre Mulinazzo di Cinisi, che con certezza era già stata costruita nel 1552 sotto il viceré Giovanni De Vega.

Nel 1578 è citata per essere sita in Contrada Sferracavallo, e non completata, tanto che si suggeriva che: et sarà bisogno fornirla alzandola circa duj canne di più…. Nel 1578 quindi la costruzione venne ripresa e completata su disegno dell’architetto fiorentino Camillo Camilliani, che la cita ben due volte in occasione dei suoi studi preparatori, per i quali preparò un acquarello che mostra la torre di foggia circolare con basamento che presentava una scarpata e parapetto con merli. Riporta che era assai adatta alla difesa essendo in corrispondenza a nord con il Castello di Butera, e ad est con il Castello di Gela, mentre ad ovest lo era con il Castello di Falconara.

Nel primo quarto del XVII secolo la torre fu quasi del tutto ricostruita fino ad assumere l’aspetto attuale, e probabilmente, desume il Villabianca, per impulso del viceré Pedro Giron, duca di Ossuna.

Dagli archivi della Deputazione del Regno di Sicilia, risulta che a partire dal XVIII secolo, negli anni 1717, 1757, 1797, la guarnigione della torre fosse composta da quattro soldati ed un sovrintendente scelto tra i cavalieri della città di Terranova (Gela).

Nel 1804 dalla stessa fonte è posta sotto la sovrintendenza di Don Mariano Carpinteri e Gravina, di Terranova, che nel 1805 fece costruire la scala esterna di accesso, a due rampe, ancor oggi esistente. Nel 1867 è ricompresa nelle opere militari da dismettersi.

Alla torre è legata la leggenda del gigante Manfrino, buono e sfortunato, a guardia di un tesoro nascosto, nata dal ritrovamento di monete greche e romane nella zona e di una formazione rocciosa, oggi non più visibile, interpretata come la sua orma lasciata nella roccia

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