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15 maggio, festa dell’Autonomia Siciliana.

Cosa si festeggia? Cosa si vuol dire?

15 maggio, festa dell’Autonomia Siciliana. Giornata di vacanza per molti Siciliani fino all’anno scorso. Così è stata celebrata l’autonomia Regionale fino al 2019.

Oggi, 15 maggio 2020, a 10 anni esatti dalla prima apparizione di questa ricorrenza ci si chiede cosa voglia dire ancora questa festa. Le condizioni ci impongono uno spirito diverso. Niente vacanza. Peccato per i molti amanti del mare e delle scampagnate. Perché solo questo, di fatto, è stata finora questa giornata. Nessun valore vero, nessun tributo ai caduti, nessuno sforzo nella direzione di un dibattito storico nelle scuole e nelle università. Nulla che faccia veramente rumore a difesa di un documento, lo Statuto, che sembra essere solo carta da usare in qualche trasmissione tv per pulire sporcizia da tutta Italia.
Cosa si celebra, dunque?

Forse l’idea dell’allora Presidente Lombardo poteva essere buona. Celebrare l’Autonomia Siciliana, mai di fatto applicata, se non in marginali e poco produttivi settori, allo scopo di farla entrare nelle conoscenze e nelle coscienze di un popolo. Obiettivo fallito, con un crescente svuotamento dell’evento, relegato a poche iniziative di qualche circolo autonomista o qualche manifestazione indipendentista. Così come nei decenni c’è stato un crescente svuotamento dell’Autonomia stessa con uno stato centrale che spingeva i suoi tentacoli troppo  dentro le tasche dei Siciliani e “governatori” (si, lo sappiamo, sono presidenti quelli siciliani, ma di fatto operano come governatori) carrieristi che scelgono la via dell’oltraggio allo Statuto e che per pura formalità, con discorsi scritti da qualcuno altro, ogni tanto, in queste occasioni, fingono di ricordare.

Oggi, con un Presidente che spazza via ogni dubbio e si schiera senza pudore dalla parte sbagliata, è giusto, ancora più giusto, che questa giornata assuma un valore diverso dal passato. Non una ricorrenza di una data, ma una festa di tutti i Siciliani, di quei grandi uomini e delle loro battaglie che hanno portato al raggiungimento della condizione di Autonomia Speciale, di Stato nello Stato, ma anche di quelli ai quali questa condizione non basta più, perché palesemente tradita. Una festa dell’orgoglio e dell’Identità del popolo Siciliano.

Oggi, nei giorni in cui col pretesto COVID si stanno ponendo le basi di un ulteriore accentramento di potere che non tiene più conto di condizioni e peculiarità periferiche e si agisce in nome solo di numeri ed interessi cumulativi e non ispirati da valori di giustizia sociale ed economica, deve essere rimessa al centro la Sicilianità, l’essere diversi per condizioni storiche, culturali, geografiche, politiche.

Era questo che forse ha ispirato i Padri dello Statuto: una Costituzione nella Costituzione, che doveva guidare un popolo che è Nazione federata ad uno Stato, che doveva dare mezzi per muoversi su gambe proprie. Dopo 74 anni rimangono le macerie di questo Statuto, svuotato, inapplicato, vilipeso da 4 giornalisti e politici ignoranti o in malafede e da insulsi rappresentanti di partito che agiscono in nome del popolo Siciliano pensando solo a far carriera.

In dieci anni di questa festa solo briciole di attività costruttive o di raccolta di memorie sono apparse nelle scuole, nelle università, nei luoghi di cultura. La vacanza: questa è stata la festa, tolti gli irriducibili portatori della bandiera della autonomia, ormai orientati, visti i fatti, a spingere la causa dell’indipendentismo. Fu un patto fra due Stati, Sicilia ed Italia. Uno dei due non ha rispettato i patti. Il contratto decade.

Delle opportunità, della grande forza economica, dei grandi oneri e delle ampie possibilità politiche che lo Statuto prevede si prova a parlare coi pochi mezzi a disposizione. Degli impedimenti applicativi pure. Dei Garanti della Costituzione, Siciliani pure loro, che tacciono sull’inapplicazione di una norma Costituzionale (perché questo è lo Statuto) un po’ meno. Ma non basta.

Rimane poco come conoscenza, rimane la delusione nel sentire persino tanti Siciliani, orientati da Gilettismi televisivi, accusare lo Statuto Speciale dei mali di Sicilia e non solo. Rimane poco. Ma il malcontento esiste ed è tanta la rabbia che sta montando, contro uno stato padanocentrico e contro presidenti di Regione palesemente traditori del loro popolo.

Se i Siciliani sapessero, siamo certi, griderebbero la loro voglia di indipendenza. Se i Siciliani sapessero riconoscerebbero la malvagità di questa Italia. Se i Siciliani sapessero vedrebbero bene nella pessima classe politica Siciliana soltanto dei miseri fattorini di un padrone che da 160 anni ci tiene nella condizione di colonia, da sfruttare e saccheggiare, prelevando uomini, soldi e risorse da mettere al servizio del proprio interesse.

Che sia il giorno del risveglio. Che sia la Festa della riscoperta dell’Identità Siciliana.

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