CataniaCronaca

Scandalo sanità, sono 13 gli indagati oltre i 4 arrestati

Sono in tutto 13 le persone indagate per il nuovo scandalo sanità scoppiato questa volta a Catania. Si aggiungono ai 4 arrestati ieri. L’inchiesta riguarda incarichi nell’ambito di progetti finanziati e approvati dall’assessorato alla Salute della Regione Siciliana attribuiti a “predestinati” o a congiunti attraverso bandi predisposti ad hoc ed esami pilotati nel concorso per la nomina a direttore amministrativo dell’Ordine dei medici di Catania.
Nell’inchiesta sono indagate altre 13 persone, per otto delle quali la Procura ha chiesto l’emissione di una misura interdittiva che sarà decisa dal Gip dopo il loro interrogatorio, fissato per il 5 maggio. Tra loro anche due ex assessori regionali, Ruggero Razza (FdI) e Antonio Scavone (Mpa), indagati per turbata libertà di scelta del contraente per la nomina di due professionisti per altrettanti progetti, e il presidente dell’Ordine dei medici di Catania Ignazio La Mantia, che è accusato di turbata libertà degli incanti per aver favorito un candidato a un concorso a dirigente all’Ordine etneo.
L’indagine, condotta dai militari del Nucleo investigativo del Comando provinciale dei carabinieri, ha riguardato i progetti “Osas Catania, sentinelle della prevenzione” e “Prevenzione, diagnosi e terapie delle carie dentali riscontrate nei cittadini fragili o in età scolastica della provincia di Catania” – le cui procedure furono indette e gestite dal Policlinico – e il progetto “Centro Cardio Hub & Spoke, modello di prevenzione e riabilitazione”, la cui procedura fu indetta e gestita dall’Azienda ospedaliera di rilievo nazionale e di alta specializzazione Garibaldi.
Agli arresti domiciliari sono finiti, fino ad ora, Giuseppe Arcidiacono, di 65 anni, dirigente medico dell’Arnas Garibaldi di Catania, un medico odontoiatra, Nunzio Ezio Campagna, di 61, un ex funzionario amministrativo dell’Università di Catania, Gesualdo Antonio Missale, di 53, ed un responsabile scientifico, Sebastiano Felice Agatino Ferlito, di 69. Tutti sono stati arrestati dai carabinieri e posti ai domiciliari a Catania su disposizione della Procura etnea per turbata libertà degli incanti e corruzione.
Per la Procura, Campagna e Missale avrebbero “influito sulla predisposizione dei bandi in modo da rendere pressoché certa la nomina dei soggetti predestinati secondo logiche finalizzate a garantire l’appoggio dei soggetti istituzionali comunque coinvolti nei progetti oltre che a garantire vantaggi per sé o a favore di soggetti loro vicini”.
Per loro la Procura aveva chiesto l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Nel provvedimento di oltre mille pagine, il Gip Simona Ragazzi sottolinea come gli indagati, per un prolungato arco di tempo, hanno “strenuamente e spregiudicatamente alimentato un sistema di turbativa di selezione pubbliche di tipo clientelare e familistico, in spregio di principi dei quali non sembrano avere contezza e rispetto”.

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