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Perché, secondo Putin, bisogna «denazificare» l’Ucraina: cosa c’è dietro l’invasione

Quando nelle prime ore dell’«operazione militare speciale» Vladimir Putin ha parlato di de-nazificazione dell’Ucraina, non aveva in mente le formazioni che affiancarono le truppe di Hitler dopo l’invasione dell’Urss nel 1941. No, il signore del Cremlino pensava a quelle formazioni di estrema destra che sono state protagoniste della vita politica del Paese a cominciare dallo scioglimento dell’Unione Sovietica del 1991 e poi ai tempi della rivolta chiamata Euromaidan che nel 2014 portò alla fuga del presidente filorusso Viktor Yanukovich. Uomini armati di tutto punto che incendiavano e uccidevano con in testa elmetti tedeschi della seconda guerra mondiale con tanto di svastica e simboli delle SS. Da mesi e mesi tutti i media russi continuano a battere su questo tasto, accusando l’intero Paese e la sua classe dirigente: «Sono i degni eredi delle bande del 1941 e 1943».

L’arrivo delle truppe del Terzo Reich che sfondarono le linee sovietiche il 22 giugno del 1941 riaccese il nazionalismo ucraino che aveva portato diversi gruppi combattenti a scontrarsi con l’Armata rossa negli anni del consolidamento bolscevico. A fianco dei tedeschi nacquero le formazioni «partigiane» di Stepan Bandera e della sua Armata Ucraina d’Insurrezione. Poi venne creata una vera e propria divisione SS, la 14° Waffen SS Galicia che issava in combattimento la bandiera gialla e blu che è oggi quella nazionale ucraina.

Subito dopo lo scioglimento dell’Urss, formazioni di estrema destra hanno ripreso fiato nel Paese. Ad esempio il gruppo Una-Unso, Assemblea nazionale ucraina – Autodifesa popolare. I suoi militanti andarono a combattere nel 1993 al fianco dei georgiani contro i ribelli russofoni dell’Abkhazia e poi assieme ai ceceni contro i russi nel 1994. In entrambi i casi vennero sconfitti: l’Abkhazia conquistò un’indipendenza di fatto poi riconosciuta da Mosca dopo la guerra con la Georgia del 2008; i ceceni furono rimessi in riga da Putin che già da primo ministro aveva promesso di inseguire i terroristi «fin dentro al cesso». Gli ultranazionalisti ucraini ricomparvero già nel 2004 durante la cosiddetta rivoluzione arancione che portò alla presidenza Viktor Yushchenko e sulla poltrona di primo ministro Yuliya Tymoshenko. Ma ebbero un ruolo marginale. L’estrema destra e i neonazisti furono invece protagonisti della rivolta del 2014. Il Settore di destra, i Patrioti dell’Ucraina, i Battaglioni di difesa territoriale erano sempre in prima linea sulle barricate. Le tv di tutto il mondo e soprattutto quelle russe diffusero le immagini dei giovani con gli elmetti e la svastica.

L’estrema destra ucraina ha continuato ad avere un peso rilevante anche in questi ultimi anni di confronti parlamentari spesso durissimi. Non ha una presenza consistente all’interno della Rada, ma condiziona i politici con la sua forza nelle piazze. Se dal 2015 Kiev non ha mai applicato i punti principali dell’intesa raggiunta con i separatisti del Donbass sotto l’egida di Francia e Germania, ciò è dovuto anche alle minacce dei gruppi para-nazisti. (Corsera)

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