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L’incidente mortale a Rezzato, nel Bresciano: nessuno dei cinque ragazzi aveva la patente

Nessuno dei 5 giovani morti sabato sera a Rezzato, nel Bresciano, in un drammatico scontro frontale con un pullman, aveva la patente. Questo è quanto hanno appurato gli inquirenti durante le indagini seguite alla morte dei giovani, avvenuta sabato sera alle 22.30 sulla statale 45bis.

Anche se le verifiche sul conducente sono ancora in atto, al volante pare appurato ci fosse Salah Natiq, il più vecchio della comitiva, con i suoi 22 anni: l’auto gli era stata prestata da un amico di Casto (Brescia) che li seguiva su un’altra vettura ed è giunto sul luogo dello schianto solo qualche minuto dopo l’impatto, che ha sbalzato i cinque corpi fuori dall’abitacolo senza lasciare scampo.

Il padre di Salah ha confermato che suo figlio non aveva la patente. E così gli altri ragazzi.

I nodi da chiarire: perché è stata prestata la macchina?

Ancora ignote le motivazioni che abbiano spinto l’amico dei giovani a prestare la sua Polo Volkswagen alla comitiva composta dal guidatore, dal cugino Imad Natiq, da Imad El Harram, Dennis Guerra e Irene Sala, 17 anni, unica minorenne. 
Erano diretti verso Brescia, dopo aver trascorso insieme il pomeriggio a Sabbio Chiese dove avevano mangiato insieme, prima di recarsi in un supermercato a Raffa di Puegnago. Quindi il viaggio, fatale, verso Brescia. Il pubblico ministero Antonio Bassolino non ha disposto l’autopsia, l’indagine potrebbe concludersi nelle prossime ore.

La dinamica: il conducente del bus incolpevole

La dinamica dell’incidente agli inquirenti è chiara: la Polo sui cui viaggiava la comitiva ha sbandato all’improvviso nella corsia opposta, quella che porta verso il lago di Garda, dove transitava il pullman della International Tour Caldana guidato da un 58enne rimasto illeso (e incolpevole), ma ricoverato sino a ieri in ospedale in stato di choc.

La velocità era sostenuta, da capire il motivo dell’improvviso cambio di direzione dell’auto: avevano bevuto oppure è stato fatale un malore del conducente? Oppure un momento di distrazione causato involontariamente da uno dei passeggeri? Tutte le ipotesi sono al vaglio.

Per ricostruire quello che è avvenuto sabato sera, cruciale ora diventerà la testimonianza dell’amico dei ragazzi, proprietario della vettura sulla quale viaggiavano. Ma la sua auto era distante da quella dei cinque giovani al momento dell’impatto: nemmeno lui ha visto cosa è successo. Chi vive nei pressi di Rezzato, ha parlato di uno scoppio fragoroso, simile a quello di una bomba, che ha squarciato il silenzio.

I due cugini e Imad riposeranno in Marocco, dove sono nati

Le famiglie dei ragazzi sono distrutte, attonite, come tutta la comunità della Valsabbia dove vivevano i giovani. La famiglia di Irene Sala, l’unica minorenne, è molto conosciuta; i genitori di Salah e Imad Natiq, così come quelli di Imad El Harram, attendono di poter trasportare le salme dei loro figli in Marocco dove erano nati. Del padre di Salah, al Giornale di Brescia, la dichiarazione che ha confermato le novità nell’indagine: «Mio figlio non aveva la patente, nemmeno suo cugino che era a bordo dell’auto e anche il terzo amico marocchino». I genitori di Dennis Guerra hanno rivelato alle forze dell’ordine che nemmeno loro figlio aveva la patente di guida. E Irene Sala è minorenne. Novità sull’inchiesta potrebbero arrivare già oggi.

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