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Gedi, maxi truffa all’Inps: spuntano i primi nomi. I sindacati sapevano tutto

Si allarga sempre di più l’inchiesta della Procura di Roma sulla truffa all’Inps per i prepensionamenti milionari dei dirigenti del gruppo Gedi. Cominciano a saltare fuori – si legge sulla Verità – i primi nomi di chi risulta coinvolto nelle attività investigative. Uscita a 55-56 anni a spese dell’Inpgi e rientro dalla finestra come collaboratori, il tutto a danno dei colleghi più giovani. Tra questi ci sono personaggi di primo piano dell’azienda un tempo guidata dalla famiglia De Benedetti. Gianni Dotta, per esempio, un tempo vicinissimo all’avvocato Gianni Agnelli: una vita trascorsa nel mondo dei giornali come manager. La Stampa, Il Secolo XIX, Il Tirreno e poi il gruppo editoriale L’Espresso. Sul sito web della Nexto, associazione che si occupa dello sviluppo sociale ed economico di Torino, si presenta come «consulente in ambito gestionale, organizzativo e della comunicazione».

Contattato dalla Verità, dice subito di non aver ricevuto nulla che riguarda l’inchiesta. E se in prima battuta afferma che «non saprebbe cosa dire», alla fine taglia corto con un «non ho nulla da dichiarare sull’argomento». Chi tra il 2000 e il 2020 ha avuto l’ardire di fare il sindacalista nel gruppo – prosegue la Verità – ha sperimentato sulla propria pelle che cosa volesse dire trattare con manager forgiati alla scuola muscolare della Fiat di Cesare Romiti. Durante l’era in cui era la famiglia De Benedetti ad avere in mano le redini del gruppo editoriale, nonostante bilanci sempre in utile ci fu una raffica di prepensionamenti di manager, giornalisti, grafici, venditori di pubblicità. I sindacati interni avevano pochi spazi di manovra perché quando le vertenze s’ inasprivano venivano immediatamente richiamati all’ordine dai loro vertici nazionali.

 

 

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