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Code lunghissime davanti i supermercati e i distributori di benzina. I prezzi del diesel schizzano alle stelle.

Gela e la mentalità da guerra.

Da diversi giorni girano sul web immagini di supermercati invasi dalle folle, scaffali vuoti e file interminabili davanti i distributori di carburante.

Sembrerebbe che la voce che incute più timore, è quella degli “effetti della guerra in Ucraina”. Ma è davvero questa l’unica causa per cui tutto ciò accade?

Secondo la lettura delle più importanti testate giornalistiche italiane e del mondo, ci sarebbe molto su cui riflettere.

Lo scenario di una guerra ha sicuramente prodotto nella maggior parte delle società un clima di paura tossico, che promuove azioni come la corsa ai beni di prima necessità, la ricerca di carburante, i cui prezzi stanno lentamente schizzando alle stelle, e la premura nell’organizzare riserve provvisorie per un periodo futuro non ancora definito.

Anche nella città di Gela gli effetti di un’intensa azione mediatica e dei fattori socio-politici stanno portando i cittadini a rifornirsi come meglio possono di alimenti, soprattutto pasta – che, a detta di molti, sembrerebbe essere quasi “terminata” sugli scaffali – e di carburante.

Solo questa mattina, nella maggior parte dei distributori presenti in città, le file di automobili sembravano kilometriche, eppure non tutto torna.

La situazione economica italiana è da diverso tempo precaria, risente di dati economici altalenanti in costante cambiamento ancora prima della terribile notizia di febbraio dell’invasione russa in Ucraina.

Per questo motivo, la domanda che sorge spontanea ad ognuno di noi è: siamo sicuri che l’Ucraina sia tutto?

Secondo alcune testate giornalistiche, specializzate nel settore della plastica, già a gennaio si assisteva ad un aumento di costi della plastica e della gomma, a cui faceva ombra una maggiore produzione di farmaci. Oltre questi aspetti, che interessano molto da vicino la nostra economia locale, bisogna ricordare anche che nell’anno precedente (2021) i prezzi della benzina e del diesel erano già saliti del 15% circa.

Per quanti, inoltre, non ne fossero a conoscenza l’Italia è uno dei paesi europei dove i prezzi del carburante sono più alti rispetto alle altre nazioni dell’unione.

Quindi l’aumento dei costi di carburante e materie prime potrebbe essere riconducibile a fattori differenziati come: una richiesta in via di crescita post pandemia, speculazione interna, e cambiamenti economici distinti da attività politiche estere.

Su questo ultimo punto, è necessario ribadire che in Italia è in atto una fervente protesta da parte degli autotrasportatori che, a causa dei prezzi in aumento, si sono visti protagonisti della crisi di un intero settore, motivo per cui nei giorni a venire potrebbero essere previsti scioperi e ulteriori blocchi nel trasporto merci.

Per quanto riguarda la pasta, come sottolineano i dati ISTAT, l’aumento dei prezzi è riconducibile all’anno 2019, fino ad arrivare ad un aumento del 22% nell’anno 2022, con un’impennata significativa durante il periodo Covid.

Per es. la pasta di semola nel gennaio del 2019 costava 1,22€, nel 2022 ha raggiunto il prezzo di 1,49€ .

Tuttavia, ciò non toglie che la situazione globale possa influire negativamente sui nostri territori, solo oso affermare che, se fosse per una corretta informazione, bisognerebbe chiedere a tutti quanti di essere molto più chiari e trasparenti nel definire le regole del gioco soprattutto nell’informazione pubblica.

L’estero non può essere la nostra unica condanna, qui si parla molto anche della gestione politica ed economica italiana.

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