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Covid, ipotesi obbligo mascherine Ffp2 anche durante le messe. La Cei ci pensa.

Secondo quanto si apprende da fonti Cei, i vescovi sarebbero a lavoro per estendere l’obbligo di indossare le mascherine Ffp2 in chiesa. In base alle ultime decisioni prese dal governo, queste devono essere utilizzate per andare al cinema, al teatro e nei locali di intrattenimento; per partecipare a eventi e competizioni sportive che si svolgono al chiuso o all’aperto; per usare i mezzi di trasporto.

L’utilizzo dei dispositivi di protezione durante la messa è stato imposto da tempo. Al momento, spetta però al singolo decidere se indossare una mascherina chirurgica o una Ffp2, come consigliato negli ultimi giorni anche da don Paolo Zago, un prete lombardo.

Le mascherine Ffp2 sono ritenute più efficaci contro la trasmissione del coronavirus poiché hanno un alto potere filtrante che si aggira intorno al 90% sia in entrata che in uscita. Indossarle potrebbe quindi prevenire il contagio in un ambiente dove è tuttora possibile accedere senza Green pass, come ha ricordato anche di recente la stessa Conferenza episcopale italiana.

Questa situazione è frutto del protocollo approvato dalla Cei e dal governo il 7 maggio 2020. Il documento prevede, tuttavia, che l’accesso ai luoghi di culto avvenga in modo da evitare assembramenti e che la distanza interpersonale sia di almeno un metro sia lateralmente che frontalmente.

Ai fedeli non è inoltre consentito entrare in chiesa in caso di sintomi influenzali e la Comunione viene consegnata al banco, senza che nessuno debba alzarsi dal proprio posto.

Negli ultimi giorni diverse diocesi hanno riportato un aumento dei contagi. In quella di Concordia- Pordenone, a fine anno, si contavano una decina di preti positivi. Altri tre hanno contratto il virus a Cavriago, piccolo comune in provincia di Reggio Emilia. Ad Aosta, è invece scoppiato un focolaio a fine dicembre tra le suore dell’Istituto San Giovanni Bosco.

In base a quanto si apprende, erano tutte vaccinate, ma anche tra i religiosi ci sono dei no vax. Don Lelio Grappasonno, parroco di Sant’Odorico di Sacile e di Nave a Fontanafredda, in provincia di Pordenone, era uno di loro. Poi ha preso il virus e si è pentito: “Sento fortemente il desiderio di chiedere scusa e perdono per i miei atteggiamenti di ribellione”, ha detto.

Un altro, don Tarciso Colombo, si è invece rifiutato di dichiarare il suo stato vaccinale dicendo che “sulle questioni personali di salute non c’è bisogno di dare risposte a persone che non siano dottori”. Il parroco è divenuto noto per aver criticato i vaccini e la gestione della pandemia da parte del governo in un’omelia che ha fatto infuriare alcuni fedeli, usciti per protesta dalla chiesa. L’episodio è stato riportato da La Provincia Pavese.

Secondo Stefano Femminis, responsabile della diocesi di Milano, “il sacerdote che non si vaccina va contro le indicazioni del suo vescovo”. Il riferimento è a Papa Francesco che si è speso più volte a favore della campagna vaccinale. Ricevere la propria dose, aveva detto in un videomessaggio, “è un atto di amore. E contribuire a far sì che la maggior parte della gente si vaccini è un atto di amore. Amore per sé stessi, amore per familiari e amici, amore per tutti i popoli”.

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