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Bambini positivi al Covid e vaccini: quali sono le regole

Cosa fare se contagi e prime dosi coincidono? Quando si può fare il vaccino? E quanto dura la quarantena (e le indicazioni valgono anche per gli adulti)

Se un bambino è positivo va vaccinato ugualmente?
«Innanzitutto non va portato al centro vaccinale perché è un potenziale diffusore del virus — spiega Sergio Abrignani, immunologo del Comitato Tecnico Scientifico (Cts) —. In seconda battuta, non vi è alcuna evidenza che vaccinare un soggetto con infezione in atto faccia male, ma avere contemporaneamente due immunizzazioni è inutile. Si segue la regola: dato che un’infezione è di fatto un’immunizzazione, si aspetta di essere negativi, si attendono tre mesi e si procede alla dose successiva (se è necessario farla)».

Aspettare tre mesi è una regola che vale anche con la variante Omicron?
«Non c’è uno studio specifico su questo, ma in genere bisogna aspettare qualche mese dalla fine dell’immunizzazione indotta dall’infezione prima di vaccinarsi, sicuramente non oltre i sei mesi», osserva l’esperto.

Se un bambino è positivo senza saperlo e viene vaccinato cosa può succedere?
«Non c’è alcuna evidenza che vaccinarsi (quando ci sia un’infezione asintomatica in atto) danneggi la riposta immunitaria: nel peggiore e più probabile dei casi non succede nulla, nel migliore, il vaccino potrebbe anche rinforzare un pochino la risposta immunitaria indotta dall’infezione», dice Abrignani.

Se un bambino ha avuto un contatto stretto con un positivo può vaccinarsi?
«Se si è stati a contatto con un positivo si seguono le norme che valgono per i contatti stretti e si monitora l’infezione. In più, farei un tampone molecolare dopo 5-7 giorni e, in caso di positività, rimanderei — chiarisce l’immunologo —, altrimenti si procede».

Le precedenti indicazioni valgono anche per gli adulti?
«Dal punto di vista immunologico non c’è differenza».

Anche in caso si prenotino prima, seconda o terza dose?
«Sì, si assume sempre che un’infezione sostituisca l’immunizzazione: è di fatto una delle dosi», dice Abrignani. (CORSERA)

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