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Ospedale al collasso. Pazienti costretti a ritornare a casa, scatta anche una denuncia.

Giornata infernale, ieri, per l’Ospedale Vittorio Emanuele di Gela.

Ancora una volta il pronto soccorso si è arrestato di fronte i numeri troppo alti di pazienti con codici rossi e vari, che non hanno potuto accedere al servizio sanitario in tempi adeguati, aspettando ore ed ore, o addirittura un’intera giornata con un codice di urgenza, perché il personale medico non era abbastanza.

Dopo le recenti polemiche scatenate dalla notizia che l’ospedale Vittorio Emanuele era rimasto praticamente a piedi con una sola ambulanza per tutta la città, e per giunta senza medico a bordo, a nulla sono valse le lamentele di una intera cittadinanza costretta in ginocchio da un servizio sanitario scadente e inaccessibile.

Ne emerge fuori anche una denuncia da parte di una famiglia gelese che per un’urgenza (un infarto in corso) si era recata presso il pronto soccorso, ma qui non ha ottenuto le cure sperate. Difatti, il paziente sarebbe stato trasferito altrove, nella provincia di Agrigento, per poi morire dopo alcune ore.

Se è vero che la recentissima denuncia effettuata anche dal comitato S.O.S. Ospedale Vittorio Emanuele di Gela, ha destato non poco clamore anche a livello regionale, è altresì corretto affermare che ad oggi non ci sono stati risultati o cambiamenti sulla direzione del nosocomio gelese.

Ieri, all’interno del pronto soccorso, i familiari dei pazienti hanno innescato numerosi litigi nei confronti del personale medico, reo solo di essere in numero troppo limitato per gestire una situazione eclatante come quella di ieri sera, invasa di codici rossi che hanno praticamente oscurato tutti gli altri pazienti in attesa.

E così pazienti con dolori post operatori, altri con fratture ossee, altri con il bisogno urgente di avere delle trasfusioni di sangue hanno dovuto attendere in vano, o addirittura essere rimandati al giorno dopo per far posto ad urgenze “più gravi”.

Resta comunque la pesante situazione della chiusura di reparti mai riaperti e di mancanza di posti letto.

Ortopedia rimane solo con circa 6 posti letto, mentre chirurgia è in subbuglio a causa della mancanza di medici chirurghi e personale.

Restano chiusi: malattie infettive, medicina, psichiatria.

La città di Gela si chiede ancora il perché sia costretta a subire tutto ciò, e soprattutto per quale motivo debba continuamente mettersi in pericolo per accedere a servizi sanitari fuori dalla provincia di Caltanissetta, viaggiando con malori e disturbi urgenti.

Si interpella, a questo proposito, con urgenza un’intervento da parte del sindaco Greco, affinché renda le tanti voci dei cittadini un unico richiamo alla direzione sanitaria di Caltanissetta, che ha totalmente voltato le spalle al territorio gelese, impedendo difatti a tutti i cittadini di poter accedere ad unico e sacro santo diritto, quello alla salute.

La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana“.

Articolo 32 della Costituzione Italiana

Per un rimando ai principi fondamentali del Servizio Sanitario Nazionale (SNN), eccone alcuni:

  • Le prestazioni sanitarie devono essere estese a tutta la popolazione;
  • I cittadini devono accedere alle prestazioni sanitarie senza nessuna distinzione individuale, sociale oppure economica;
  • L’ SNN deve garantire a tutti qualità, efficienza, appropriatezza e trasparenza del servizio e in particolare delle prestazioni; fornire, da parte del medico, infermiere e operatore sanitario, una comunicazione corretta sulla prestazione sanitaria necessaria per il cittadino e adeguata al suo grado di istruzione e comprensione (consenso informato, presa in carico).

(https://www.salute.gov.it/portale/lea/dettaglioContenutiLea.jsp?area=Lea&id=5073&lingua=italiano&menu=vuoto)

 

 

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